In Mozambico, la pandemia del COVID-19 ha portato all’aumento dei prezzi di cibo e medicine come conseguenza dell’interruzione della catena di approvvigionamento e della perdita di posti di lavoro. Questo ha esacerbato i livelli già estremamente alti di malnutrizione cronica tra i bambini di età compresa tra 0 a 4 anni (un 45% nelle aree urbane e un 34% nelle aree rurali).
Nella provincia di Nampula, una delle regioni più colpite dalla crisi alimentare, Sara, 17 anni, vive con i suoi genitori e sei fratelli di cui si prende cura. Quando il COVID-19 arrivò in Mozambico, la rapida diffusione di notizie false riguardo il virus fecero sí che la sua famiglia non realizzasse la semina del raccolto.
“All’inizio della pandemia ci è stato detto che non potevamo andare nei campi a coltivare o a raccogliere il cibo e che, se fossimo andati, saremmo stati multati. Di conseguenza, abbiamo sofferto la fame”, dice Sara che fa parte del programma di sostegno a distanza di Plan International.
All’inizio, le informazioni sul COVID-19 e su come prevenirne la diffusione erano disponibili solo in portoghese, la lingua ufficiale del Mozambico, che è parlata da circa metà della popolazione, principalmente nelle aree urbane. Le persone delle comunità rurali, dove non si parla il portoghese, non erano in grado di capire le notizie o di seguire le direttive del governo.
Nelle comunità dove Plan International gestisce i progetti di sostegno a distanza, la diffusione di informazioni sul COVID-19 è diventata una priorità assoluta. I messaggi principali sono stati diffusi, nelle lingue locali, attraverso megafoni, poster, volantini ed attraverso le stazioni delle radio comunitarie.
“Un volontario di Plan International è venuto a casa nostra per informarci su come proteggerci dal COVID-19 e ci ha rassicurati dicendo che potevamo riprendere l’attività agricola. Inoltre ci ha anche fornito materiali per mantenere una corretta igiene come il sapone, i secchi per conservare l’acqua e ci ha anche dato una radio”, spiega Sara.
Grazie a una migliore comprensione del virus e delle misure di prevenzione da seguire, Sara e la sua famiglia furono finalmente in grado di coltivare il cibo di cui avevano così disperatamente bisogno.
“Da allora riusciamo a produrre il cibo di cui abbiamo bisogno e a vendere alla comunità gli alimenti eccedenti. Siamo al sicuro dal coronavirus perché abbiamo le informazioni corrette”.
Plan International lavora per garantire che le comunità in cui è presente ricevano regolarmente aggiornamenti sul COVID-91, in modo che siano consapevoli della situazione e preparati per eventuali nuovi focolai. L’organizzazione sta anche fornendo materiali per l’igiene, tra cui sapone, disinfettante e gel idroalcolico per le scuole, in modo che gli studenti possano continuare i loro studi in un ambiente sicuro.
“Adesso che la scuola ha riaperto grazie alla disponibilità di acqua e sapone, io e i miei fratelli andiamo a lezione tre volte alla settimana. Plan International mi ha anche fornito due mascherine, così posso andare a scuola e al mercato per aiutare la mia famiglia a vendere il cibo extra che produciamo”, conclude Sara.