“Se riuscirò ad avere un impatto anche su una sola persona, ne sarà valsa la pena”

“Se riuscirò ad avere un impatto anche su una sola persona, ne sarà valsa la pena”

“Mi chiamo Frailina, vivo a Puerto Plata e ho 19 anni” dice sicura di sé. Il suo sorriso illumina la stanza e nessuno immaginerebbe che solo un mese prima Frailina ha vissuto un’esperienza traumatica che l’ha cambiata come persona e le ha lasciato cicatrici fisiche ed emotive.

“Se entro in un’aula e una sola persona prova interesse per l’argomento, ne sarà valsa la pena”, era la frase preferita di Josefina Medina, che purtroppo è morta in un incidente stradale mentre tornava da una conferenza sui diritti umani. Frailina viaggiava nello stesso veicolo ma è riuscita a salvarsi, anche se si è rotta una gamba e adesso usa le stampelle per camminare.

Frailina ha aderito al progetto Down to Zero di Plan International dopo esserne venuta a conoscenza all’inizio della pandemia
grazie a uno dei suoi insegnanti. L’iniziativa mira a combattere l’abuso e a proteggere i bambini e gli adolescenti della Repubblica Dominicana dallo sfruttamento.

Durante il lockdown, Frailina decise di partecipare a uno degli incontri virtuali di Down to Zero e si appassionò immediatamente ai temi che si trattavano: i diritti umani, lo sfruttamento sessuale a fini commerciali e la gravidanza adolescenziale.

“Avevo già sentito parlare di questi temi, ma non avevo informazioni utili. Il modo in cui me lo hanno spiegato mi hanno motivata”.

Dopo il primo incontro, Frailina ha iniziato a partecipare più attivamente al progetto, tanto che il MAIS (Movimento per l’Autosviluppo Internazionale nella Solidarietà), un’organizzazione che collabora con Plan International, l’ha contattata quattro mesi dopo chiedendole di sviluppare una propria rete di giovani e di organizzare conferenze per loro.

Frailina ha ricevuto una formazione dall’organizzazione e ricorda la quantità di ricerche effettuate su tutti gli argomenti di discussione e le ore di pratica necessarie per garantire che fosse in grado di tenere conferenze informate e competenti. Sono passati due anni da allora e Frailina apprezza profondamente tutto il sostegno ricevuto.

“Sono molto grata al team del MAIS, perché quando ero giovane mi hanno sostenuta, hanno riposto fiducia in me e mi hanno dato una grande opportunità. Mesi prima del mio 18° compleanno avevo già fatto dei colloqui e mi ero unita al team. Mi hanno insegnato ad allenarmi”, dice con un luccichio negli occhi.

All’inizio, tutti i discorsi di Frailina erano tenuti virtualmente, a causa delle restrizioni del COVID-19. Ricorda con emozione il giorno in cui le fu chiesto di tenere il suo primo discorso di persona. “Ho ricevuto una richiesta da una consulente di orientamento di un centro educativo della mia comunità, che chiedeva di dare un discorso nella scuola lavorava. Avevo la tachicardia quando ho visto più di 100 bambini e adolescenti in attesa di sentirmi parlare”.

Frailina afferma che ciò che la motiva di più è la sua vasta conoscenza dei diritti umani. “Tra i giovani c’è poca informazione sui loro diritti e questo è un aspetto che dovrebbe essere trattato di più nelle scuole. L’ultima volta che ho sentito parlare di diritti nella mia scuola è stato durante la lezione di morale e di educazione civica ed ero al terzo anno della scuola elementare. I diritti ci appartengono. Dopo aver partecipato a Down to Zero, posso rivendicarli perché so cosa sono”, afferma convinta.

“È una grande soddisfazione aiutare altri giovani a conoscere la sessualità, i tipi di abuso e lo sfruttamento sessuale a fini commerciali”, dice Frailina, che ora lavora come assistente per il MAIS e che continua, con passione a dare conferenze per aiutare i giovani a cambiare le loro vite.

Un episodio memorabile che sottolinea l’importanza del lavoro di Frailina è avvenuto durante una visita a una scuola superiore. Al suo arrivo, notò che una ragazza di circa 15 o 16 anni era iperattiva, il che la rendeva oggetto di bullismo da parte dei suoi compagni di classe.

La violenza scolastica e il bullismo erano proprio l’argomento di cui Frailina avrebbe parlato quel giorno. Quando ha iniziato a parlare dell’impatto dell’abuso psicologico ha sentito di aver captato l’interesse degli studenti, ma quando ha menzionato l’abuso sessuale, di punto in bianco, la ragazza che aveva notato al suo arrivo ha detto: “Sì, come mio cugino che mi ha violentato quando avevo otto anni”.

“C’è stato un momento di silenzio, poi ha iniziato a piangere e i suoi compagni di classe hanno cambiato il loro attegiamento e, con preoccupazione, mi chiesero come potevamo aiutarla”. L’incidente ha aiutato Frailina a riflettere su come molti bambini che hanno subito un trauma rimangano in silenzio, e la gente li giudica e li prende in giro senza saperlo.

Frailina si ferma un attimo per guardare la foto di Josefina Paulino appesa alla parete come meritato riconoscimento dei suoi 40 anni di lavoro a favore dei bambini e degli adolescenti della sua comunità. Josefina, che lavorava per il MAIS al momento della sua morte, era un mentore e una buona amica per Frailina.

Nonostante abbia vissuto un evento tragico, Frailina non si è arresa né si è persa d’animo. Al contrario, aiutare i giovani a cambiare la loro vita è la sua più grande motivazione ed è determinata a continuare il lavoro di Josefina, usando spesso la sua espressione preferita come motto di vita: “Se durante una formazione riuscirò ad avere un impatto anche su una sola persona, ne sarà valsa la pena”.

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