La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza raggiunge livelli estremi. Secondo le Nazioni Unite, circa 14.000 neonati potrebbero morire nei prossimi giorni se non si garantirà un accesso immediato e massiccio agli aiuti umanitari. L’allarme è stato lanciato da Tom Fletcher, sottosegretario generale dell’ONU per gli Affari Umanitari, durante un intervento alla trasmissione Today della BBC Radio 4.
Fletcher ha sottolineato come questo dato drammatico non sia frutto di stime generiche, ma basato su rilevazioni effettuate da squadre esperte presenti sul campo. “È necessario agire subito”, ha affermato, “e inondare Gaza di aiuti, perché il tempo sta per scadere”.

L’accesso agli aiuti resta ostacolato
L’ONU ha annunciato di aver ottenuto dalle autorità israeliane l’autorizzazione all’ingresso di 100 camion carichi di beni di prima necessità. Un passo importante, ma ancora insufficiente. “Abbiamo il permesso, e potrebbero entrare già oggi”, ha dichiarato un portavoce dell’Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) durante una conferenza stampa a Ginevra.
Tuttavia, la realtà sul campo è più complessa: solo cinque camion sono riusciti a varcare il confine nella giornata di lunedì 19 maggio, dopo che Israele ha posto fine a unblocco durato undici settimane. Ma, come ha evidenziato Fletcher, gli aiuti non sono ancora arrivati a gran parte della popolazione che versa in condizioni disperate.
Pressioni politiche e minacce di riconoscimento
Sul piano politico, cresce la tensione internazionale. Regno Unito, Francia e Canada hanno espresso fortepreoccupazione per l’offensiva israeliana, definendo inaccettabile l’escalation di violenza contro la popolazione civile. I tre governi hanno anche dichiarato di essere pronti a intraprendere “misure concrete” contro Israele se non verrà fermata l’operazione militare. Inoltre, si sono detti “determinati” a riconoscere formalmente lo Stato palestinese, un segnale diplomatico che potrebbe avere importanti ripercussioni a livello globale.
Secondo Fletcher, sebbene queste dichiarazioni siano “forti e importanti”, la vera prova sarà vedere se queste pressioni internazionali si tradurranno in un miglioramento concreto nell’accesso agli aiuti e nella protezione dei civili.
Striscia di Gaza: una catastrofe umanitaria in corso
Nel frattempo, la situazione sul terreno continua a peggiorare. Nella notte tra lunedì 19 e martedì 20 maggio, almeno 53 palestinesi, tra cui donne e bambini, sono morti in nuovi raid condotti dall’esercito israeliano nel nord e nel centro della Striscia di Gaza. Le immagini che giungono dall’enclave mostrano ospedali sovraccarichi, mancanza di acqua potabile, carenze di medicinali e una popolazione stremata, soprattutto nelle fasce più vulnerabili.
La comunità internazionale è chiamata a reagire con urgenza. Secondo l’ONU, l’ingresso limitato di aiuti è solo una goccia in un oceano di bisogni. Se non ci sarà un cambiamento rapido e radicale nella gestione degli aiuti e nel cessate il fuoco, le prossime ore potrebbero segnare un punto di non ritorno per migliaia di bambini innocenti.