Un grande giorno per tutti
l loro safari di quattro giorni attraverso tre parchi nazionali del Kenya sta velocemente giungendo alla seconda tappa, quando Karen e Werner, provenienti da Göppingen, ricevono dallo staff di Plan International Kenya il nullaosta per andare a trovare la bambina da loro sostenuta. Questo è il loro diario sull’incontro con Gladys, 8 anni, di Kilifi.
Nell’ufficio di Kilifi siamo stati accolti calorosamente dai collaboratori locali, che ci hanno offerto una tazza di tè e ci hanno chiesto se dovessimo utilizzare il bagno, visto che da lì all’indomani non sarebbe stato più possibile farlo. Siamo partiti, accompagnati da George e David e con Kenneth alla guida, che è poi l‘autista abituale per i tratti fuori strada. Sulla strada ci siamo fermati in un supermercato a comprare scorte di cibo e qualche regalino per la famiglia, oltre a generi di prima necessità. I prezzi degli alimenti in Kenya sono pressoché uguali a quelli tedeschi, nonostante la maggior parte della popolazione debba sbarcare il lunario guadagnando meno di un dollaro americano al giorno.
Lungo un percorso accidentato
Lasciamo la cittadina di Kilifi carichi di farina di mais, fagioli ed articoli per l’igiene come sapone di Marsiglia e dentifricio, ma anche di beni di lusso come caramelle, biscotti e un vero pallone da calcio. Dopo aver percorso per qualche minuto una strada asfaltata, ci rivolgiamo verso l’entroterra, ci spiega George. L’unica strada possibile è una pista sterrata e polverosa, continuamente interrotta da letti di torrenti prosciugati. Capiamo subito perché occorra un fuoristrada e un autista esperto: con una normale auto non saremmo mai arrivati al villaggio di Gladys. Durante questo viaggio di un’ora abbiamo visto per la prima volta alcuni dei progetti di Plan International.
Progetti con effetti duraturi
Ci vengono mostrati due rubinetti per l’acqua potabile allacciati alla rete idrica principale, a chilometri di distanza. Passiamo di fronte a un paio di scuole di paese con nuove aule di recente costruzione e vediamo terreni arabili in cui vengono coltivate piante particolari, resistenti alla siccità. In effetti avevamo già letto qualcosa al riguardo nei rapporti di sviluppo annuali di Plan International, ma vedere tutto ciò con i nostri occhi fa comunque un altro effetto. George ci ha anche illustrato i programmi per l’istruzione e l’educazione promossi dall’organizzazione umanitaria. Ci ha raccontato di come, per esempio, i bambini vengano educati sui loro diritti già da piccolissimi e di come gli venga insegnato a non accettare alcun tipo di maltrattamento o sfruttamento. In un Paese in cui il 40% della popolazione è positivo all’HIV, le ragazze madri sono all’ordine del giorno e la mutilazione genitale femminile è ancora praticata in alcune zone, programmi di educazione di questo genere sono più che mai necessari per il raggiungimento di risultati di successo.
Un mare colorato di uniformi scolastiche
Il nostro fuoristrada arriva finalmente davanti alla scuola di Gladys e subito siamo investiti da un mare giallo e blu, i colori delle uniformi scolastiche di Kilifi. La scuola elementare in Kenya dura otto anni ed è gratuita per tutti i bambini. I libri e la cancelleria, così come le uniformi, devono però essere comprati dai genitori. Solo i tre quarti dei bambini indossano un’uniforme gialla e blu e tutti sono felicissimi di vederci: per alcuni questa è la prima volta che vedono un M’zungu, ovvero un “uomo bianco”, siamo perciò al centro dell’attenzione di una multitudine di bambini divertiti e incuriositi.
Il preside ci spiega che, divisi tra gli otto livelli, frequentano la scuola più di 300 bambini, oltre ai 250 bambini dell’asilo e la nostra impressione è che oggi siano tutti qui per conoscerci!
Grande festa a scuola
iamo condotti in un’aula, dove finalmente, dopo qualche parola di presentazione, possiamo incontrare proprio lei, Gladys. Un momento molto commovente per tutti noi! Gladys aveva preparato per noi un piccolo discorso di presentazione in inglese, ma è così emozionata che la sua vocina si perde nella grande aula. Come regalo per la scuola, abbiamo portato un atlante per bambini in inglese e almeno sessanta penne a sfera, da noi sono oggetti di poca importanza e spesso vengono buttati, mentre in Kenya sono regali molto speciali e ambiti. Poi Gladys viene con noi sull’auto e ci dirigiamo verso il suo villaggio, attraversando il vasto territorio del comune di Makalangeni.
Acqua potabile nel cortile della scuola
Prima di ripartire, il preside ci vuole mostrare, con grande orgoglio, il rubinetto – da cui possono attingere acqua potabile – che Plan International Kenya ha fatto mettere nel cortile della scuola. Il preside ci ringrazia, visto che anche noi abbiamo in qualche modo contribuito al suo allestimento e proprio ora capiamo veramente quanto i nostri contributi mensili non siano stati d’aiuto solo a Gladys. Purtroppo il papà di Gladys non può essere presente durante la nostra visita, dal momento che durante la settimana ha un lavoro giornaliero in un paese vicino a Mombasa: tutti gli altri membri della famiglia in compenso ci accolgono con grandissimo calore! George e David di Plan International ci hanno assistito nel dialogo con la famiglia, traducendo pazientemente per noi in e dallo Swahili.
Una grande famiglia con 13 figli
Dopo essere stati presentati alla mamma di Gladys, Joyce e ai suoi sei fratelli, conosciamo anche la prima moglie del papà, Nyevu, con la quale Charles ha avuto altri sei figli. Nonostante non sia uso comune nella comunità, le due mogli e tutti i figli vivono insieme in un’unica casa. La casa consta di tre camere e un salotto ed è stata costruita con il metodo tradizionale (struttura in legno con mura in vimini intrecciate e fissate con argilla, pavimenti in argilla). Le finestre in vetro e un tetto in lamiera ondulata invece che foglie di palma costituiscono i lussi della casa, mentre mancano però ancora acqua e luce e si cucina con la legna.
E improvvisamente… la neve a Kilifi!
A un certo punto George ci dice che è arrivato il momento per rompere il ghiaccio e distribuire caramelle e palloncini ai bambini: i piccoli si riempirono di gioia e sorridono. Dal momento che Gladys non è più al centro dell’attenzione, possiamo darle i regali che avevamo portato per lei dalla Germania: una maglietta, dei libri per bambini e delle bambole.
Ora che anche noi siamo un po’ più rilassati, decidiamo di seguire il suggerimento di George e di distribuire un secondo giro di biscotti. Mostriamo delle foto che abbiamo portato con noi e che tutti osservano incuriositi: le foto che suscitano più stupore sono quelle del pupazzo di neve nel nostro giardino e dell’inverno tedesco. I bambini si passano tra di loro le foto un paio di volte, dal momento che in quella stanza nessuno oltre a noi ha mai visto la neve.
Un vero pallone da calcio!
Il pallone è stato molto apprezzato dai fratelli di Gladys e dagli altri ragazzi, che subito hanno iniziato a giocarci. Siamo rimasti sorpresi nel vedere quale padronanza e maestria i ragazzi hanno nel calciare la palla. George ci racconta che i bambini non hanno mai giocato con un vero pallone di pelle, ma sempre e soltanto con palloni fatti in casa con plastica e fogli di carta accartocciati.
Nonostante i tanti regali, a volte sono le cose più semplici ad avere più successo. Notiamo subito che i bambini sono incredibilmente affascinati nel vedere le loro foto nello schermo della nostra fotocamera.
Un gran giorno per tutti
Un giorno come questo rappresenta un’esperienza memorabile non solo per noi, ma anche per i bambini e le loro famiglie. L’ospitalità e la vita sociale rivestono nella cultura del Kenya un ruolo molto importante e anche durante i pasti siamo stati considerati con grandissimo riguardo. La famiglia di Gladys ha preso in prestito dai vicini un tavolino in più, due cucchiai, un paio di sedie di plastica e tutto è stato organizzato in modo tale che a tavola potessimo stare tutti il più comodi possibile. Gladys, la protagonista di questa giornata, ha mangiato al tavolo con noi e rideva tra sé e sé quando cercavamo di mangiare con una sola mano ugali, cavolo e pollo in brodo. Però, dopo averci mostrato come fare, siamo riusciti a mettere da parte il cucchiaio e mangiare come tutti gli altri.
Dopo il pranzo ci accompagnano a fare un giro nella casa di Gladys e ci rendiamo veramente conto di quanto siano veramente povere le persone di questo villaggio. I tre adulti e tredici bambini condividono in tutto tre letti, senza materasso, disposti ognuno in una delle tre stanze. La famiglia possiede anche un paio di stuoie fatte di foglie di palma con cui ricoprire il tetto in lamiera durante la notte, un filo per il bucato che attraversa la stanza in diagonale e viene utilizzato per appendere i pochi vestiti e qualche posata e piatto di plastica. Poi ci sono alcune galline, qualche anatra e due cagnolini… e questo è tutto.
Vivere al confine con il parco nazionale
Mentre la famiglia ci racconta le sfide che sono costretti ad affrontare, ci accorgiamo che siamo proprio al confine con il parco nazionale dello Tsavo Est: soltanto una settimana prima avevamo partecipato ad un fotosafari all’interno del parco. George ci racconta che erano stati avvistati degli elefanti provenienti dal parco nazionale vagabondare per il villaggio e che avevano spaventato tutti gli abitanti. Avevano calpestato i campi di mais nei quali la mamma di Gladys si era dedicata con tanta fatica e avevano divorato tutto quello che si sarebbe dovuto trasformare nel guadagno di tutto l’anno. Un’altra minaccia per le persone sono i serpenti velenosi (vive in questa zona anche il famoso mamba nero), soprattutto quando devi condividere i sandali con tua sorella… Perciò siamo sollevati nel sentire che parte dei soldi delle donazioni sono destinati a comprare medicine per risolvere qualsiasi emergenza medica.
E’ arrivato il momento dei saluti
L’ora di ripartire è arrivata in fretta, ci hanno consigliato di rientrare in Hotel prima che faccia notte. Probabilmente suonerà come un cliché, ma questa è stata un’esperienza che ci ha, almeno in parte, cambiato la vita. La settimana dopo questo viaggio sono stata nel mio grande magazzino preferito a Stoccarda e nel vedere molte donne che si strappavano di mano le borse di marca in saldo, il mio primo pensiero è stato: “Con il prezzo di una di quelle borse si potrebbe mantenere una bambina di Plan International per dieci anni”.
Messaggio di Karen e Werner
Se stai già sostenendo una bambina a distanza, ti consigliamo di mantenere una corrispondenza regolare con lei; la famiglia della bambina sarà felice di sapere che ci sei davvero e che non è tutto solo un’invenzione di Plan International. Abbiamo visto con i nostri occhi la gioia dei bambini e delle loro famiglie quando ricevono una lettera con delle foto e magari qualche piccolo pensiero da un altro Paese. Se non hai ancora un bambino adottato a distanza in Kenya o in uno degli altri 50 Paesi in cui opera Plan International ti chiediamo di prendere la cosa in considerazione. Mentre il tuo denaro verrà impiegato dove c’è più bisogno, a te si apriranno nuovi orizzonti, farai nuovi amici e arricchirai la tua vita come non ti saresti mai immaginato.
Il sorriso di Gladys
A casa, riguardando le tante foto della nostra visita a Gladys, notiamo che in molte la piccola appare seria, anche se le parola giusta sarebbe “sopraffatta”. Fortunatamente moltissimi altri ricordi sono impressi nella nostra mente in modo indelebile. Per me, Karen, il ricordo più bello e indescrivibile è il sorriso che illuminò il suo volto quando, dal finestrino dell’auto, lanciai un’ultima occhiata a Gladys, che ci salutava con la manina, in un giorno soleggiato di Gennaio.