Ai confini di Addis Abeba
Fabrizio è andato a trovare Meron, la bambina che sua madre sostiene a distanza – a sua volta Fabrizio ha adottato a distanza un’altra bambina – e ci racconta la sua esperienza nella baraccopoli di Addis Abeba.
Mi sono incontrato con lo staff di Plan International Etiopia e insieme siamo andati al mercato per comprare regali e generi di prima necessità da portare alla famiglia di Meron, la bambina etiope adottata a distanza da mia madre. Ci siamo poi diretti verso la periferia di Addis Abeba, perché Meron vive lì, nella baraccopoli, mentre attraversavamo la città emergevano sempre più evidenti i contrasti: da una parte la ricchezza tipica di una grande metropoli e dall’altra la povertà più assoluta nella zona periferica, dove le persone vivono senza acqua con una sola fonte per fare rifornimento, le case sono fatte di fango e legno con tetti in lamiera.
Arrivati nel quartiere delle baracche siamo stati accolti con grande ospitalità dalla mamma di Meron, dalla piccola e dalle sue due sorelle; il personale di Plan International, durante il tragitto, mi aveva informato che la madre è divorziata, una condizione molto comune in questa terra e per questo la famiglia versa in condizioni di grave indigenza. Plan International Etiopia ha un programma particolare per sostenere donne con figli che si ritrovano separate dal marito e con il peso della famiglia sulle loro spalle. Mi sono intrattenuto a lungo con Meron che inizialmente appariva a disagio probabilmente a causa della timidezza. Meron ha 8 anni e va a scuola, mi ha raccontato che il suo sogno è diventare medico e l’ho incoraggiata a studiare sodo. A malincuore ho salutato Meron lasciando questa famiglia umile, ma unita per ritornare nella metropoli caotica.
